

53° corso AUC
OTTOBRE 1968 - MARZO 1969
ASCOLI PICENO



di Giovanni Lombardi
45 anni fa a quest'ora entravo nella caserma che mi avrebbe ospitato per circa 5 mesi.Ero frastornato stanco per il viaggio ma felice di inziare una esperienza che poi mi ha segnato per la vita.C'erano già il Presidente che già allora mostrava la predisposizione a questa carica,Maurizio Arriga che si faceva invidiare per come aveva sempre i pantaloni perfettamente stirati senza usare il ferro da stiro.Questi due erano i miei dirimpettai.Mio coinquilino era Domenico Grosso che mi ha deliziato con il suo ronfare per tutto il periodo di soggiorno.Quanta nostalgia e come vorrei rivivere quei tempi.Accontentiamoci di averli vissuti insieme.E sempre viva il ricordo del 53°.
di Eugenio Profumi, Lunedì 22 aprile 2013 alle ore 22:05
Alessandria, 2 giugno 1969.
Quella mattina c’era un gran fermento.
Come sempre accadeva, ogni grado si prendeva mezz’ora ed alle 8 la truppa era già pronta per una cerimonia prevista per le ore 11.
Dovevamo posare una corona al monumento dei caduti nei giardini presso la stazione.
Il Colonnello in testa ad una Compagnia in formazione, il sottoscritto, “aiutante di bandiera”, al suo fianco.
Sfilata per la città fino ai giardini, con ali di folla lungo la strada per la festa nazionale ed arrivo nel luogo della cerimonia. Posa della corona e convenevoli con le autorità.
A quel punto il Colonnello mi incarica di riportare la Compagnia in caserma perché occupato con le autorità convenute.
Dò l’attenti e, con la sciabola alla spalla, grido “avantiii march!”.
Tutti quei ragazzi impettiti, consapevoli d’essere guardati, davano il meglio di loro.
Al solito, pensai, quando li tratti da uomini e soldati, essi danno il meglio, non hanno certo piacere di servire la Patria per fare gli sciacquini.
Ad un certo punto, lungo la strada, vedo, a dieci metri sulla sinistra, un uomo molto avanti negli anni, ricurvo sul suo passato, con una bustina sul capo, i gradi di Colonnello ed alcuni nastrini sul petto.
Che faccio mi chiesi, una Compagnia deve fare gli onori ad un Colonnello in pensione?
Non seppi rispondermi, pensai a mio padre, prevalse il cuore e sciabola al cielo, poi a terra, gridai: “attenti aaa sinistr!” e fisso lo guardai negli occhi.
Non dimenticherò mai quegli occhi, misti di sorpresa, gratitudine ed orgoglio.
Quell’uomo si raddrizzò sulla schiena più che poteva e salutò al berretto con mano appena tremante, gli ultimi della fila mi dissero poi che appariva commosso.
Poi: “fissi!” e via in caserma.
Allo “sciogliete le righe” qualcuno mi disse “sei forte tenè”.
Il giorno dopo il mio Colonnello (per verità Tenente Colonnello perché in Alessandria c’era solo un Battaglione del 21° Reggimento di Asti), habitué del Circolo di Presidio, mi disse che il Colonnello Comandante di Presidio, la sera stessa al Circolo, gli aveva riferito del fatto con compiacimento, però avrebbe anche soggiunto che quel saluto non era dovuto.
Era assurdo per me, normale per quella città, un semplice fatto istintivo aveva fatto discutere per una sera i frequentatori del Circolo, tra una canasta e l'altra, sorseggiando un “canarino corretto” … il caldo abbraccio della provincia!
La sera dopo se ne parlava ancora … il saluto è consentito … ma non l'attenti a … ci mancava che mi chiamassero!
Non mi posi il problema, né allora, né adesso, mi chiedo ancora se i regolamenti l'avessero consentito; ma sono sempre più convinto, forse anche per l’età, che ai regolamenti feci bene a fare prevalere i sentimenti!!
di Eugenio Profumi
SAN BIAGIO3 febbraio, domenica sera:
dopo la S. Messa, il celebrante ci ha chiamati all’altare e ci ha imposto, con una preghiera, due candeline in croce sotto la gola, le candeline di San Biagio.La tradizione vuole che il Santo sia protettore dei malanni della gola, ma quel Santo, ogni tanto, si ricorda di me perché io mi ricordi di lui.
Ma andiamo con ordine. Il 3 febbraio 1969 ero a Fonte d’Amore, campo invernale. Quella mattina c’era l’assalto a fuoco e tutti ci preparavamo, ripassando quello che avevamo imparato nelle esercitazioni.
Poi, via! Si parte! Assalto con tre squadre, di cui una di rincalzo, più una squadra di armi a tiro teso.
Il sottoscritto, comandante di quest’ultima, parte per primo. Attraversiamo di corsa lo schieramento e ci portiamo su un colle da dove avremmo dovuto coprire col fuoco gli assaltatori. Il nostro armamento era composto da due MG, servite rispettivamente da un mitragliere ed un porta munizioni.
In cima al colle troviamo un Sotto Tenente già in posizione dietro un MG montata su treppiede; comincia a sparare sulle sagome degli assaltatori.
È il via, gli assaltatori partono. Quando arrivano al campo minato il Sotto Tenente sposta il tiro sul fianco di un monte ove era tracciato un grosso bersaglio e dove già sparavano le due MG su cavalletto della mia squadra.
L’assalto va avanti; salta il campo minato; poi le bombe a mano e i colpi dei FAL.
L’esercitazione è quasi compiuta, vediamo la squadra di rincalzo che si appresta a passare per il varco del campo minato, è il segnale, dobbiamo ricongiungerci al resto del Plotone.
Siamo giù, l’ultimo balzo oltre il campo minato e poi è finita.
Pancia a terra vedo a quasi un metro dal mio naso una SRCM, fra me penso: “… guarda quel coglione che si è perso la bomba a mano!”.
Segnale di fine azione, mi alzo e raccolgo la bomba per riconsegnarla a chi di dovere. È un attimo, mi accorgo che la bomba non ha la cuffia di alluminio, quindi è inesplosa? perché non c’è nessuno a segnalarla? … il coglione ero io!
Istintivamente la butto a circa tre metri da me, poi gli poggio vicino il mio elmetto per segnalarla. In quel momento arriva il Capitano Amoresano che mi ordina di allontanarmi, visibilmente alterato.
Poveretto, era lui responsabile dell’esercitazione, era andato tutto bene, poteva accadere un vero disastro!
Mentre andavo via, qualcuno mi dice: “quando rientri ad Ascoli, vai in Cattedrale e accendi un cero a San Biagio!! Ma in quel momento, resomi conto del rischio che avevo corso, non capivo molto, ero confuso e scosso. Sapevo che la SRCM ha tre sicurezze, la prima che strappi coi denti, la seconda che vola via con la cuffia d’alluminio e la terza che subentra se la bomba non esplode, ma di quest’ultima non c’è statistica di funzionamento, sarebbe un po’ come accendere i fiammiferi per testare se funzionino.
Nel pomeriggio mi chiamò il Ten.Col. Mario Roscini, c’era anche l’allievo “proprietario” della bomba inesplosa, che si sarebbe dovuto fermare sul posto per segnalarla, ma lui continuava a dire che non era la sua.
Cazziatone di dovere, insieme al Capitano Amoresano, ma non più che una accorata paternale.
Tornati ad Ascoli, il Col. Roscini mi fa chiamare, voleva sapere come stavo; era evidente che al campo mi aveva visto confuso e scosso per l’accaduto. “Molto meglio” risposi. “Dopo la prima notte insonne - come sempre accade – mi sono ripreso, Signor Colonnello”.
“Sa – continua lui – abbiamo dovuto fare poi una bonifica per l’incertezza che ci fossero altre bombe inesplose … dobbiamo inventarci qualcosa … ha visto che il suo collega diceva che la bomba non era la sua ... ma è possibile non accorgersi che una bomba non esplode? …”
La cosa poi finì così, quando ne parlai a casa, mia madre disse a mio padre: “hai sentito che rischio ha corso?!”. E mio padre: “Alla sua età io ero in Spagna a fare la guerra e ricevevo sul sedere raffiche di contraeree!”
Ma torniamo a San Biagio! Ad Ascoli non accesi mai quel cero. Alcuni anni dopo il nome Biagio mi perseguitava un po’ d’ovunque. I panettoni di S. Biagio (prendi 3 e paghi 2). “… oggi è l’onomastico di mio marito ...”, mi dice una segretaria. Ed io: “come si chiama?” “Biagio”! Poi la canzonetta per televisione “…vai adagio Biagio” e tante altre occasioni e persone con quel nome inconsueto di Biagio.
Decisi allora di cercare a Roma un altare dedicato a San Biagio per adempiere al mio dovere. Lo trovai nel vicolo del Divino Amore, vicino Fontanella Borghese, nell’omonima chiesetta, piccola e poco conosciuta. Accesi un cero all’altare di San Biagio, dissi una preghiera e non lo sentii più.
Ma da allora ogni tanto, San Biagio si ricorda ancora di me perché io mi ricordi di lui ed anche quest’anno mi ha dato un segnale.
Andrò nella chiesetta e, come faccio da anni, gli accenderò un cero, reciterò una preghiera e lo aspetterò al prossimo appuntamento.
di Eugenio Profumi
Un personale ricordo di Ascoli: … una sera ero di guardia all’armeria, vi ricordate, era situata all’ingresso dell’ultima casermetta a sinistra, occupata dalla III Compagnia del 52° Corso (…ricordo bene?). Tutto sommato era una guardia comoda, al coperto, riparata dal vento freddo, ma, come in tutte le guardie, la solitudine ti deprime. Il turno di guardia cadeva a cavallo della ritirata, quindi fermo, elmetto, Garand alla spalla, con le labbra serrate, vedevo tutti gli allievi anziani che senza dare molta attenzione al sottoscritto, rientravano in camerata, frettolosi per disfare il cubo e guadagnare la branda. Uno di loro, con la sigaretta in bocca, passandomi davanti, m’infila la sigaretta tra le labbra per un tiro, mi strizza l’occhio e se ne và senza una parola. Non l’ho potuto mai ringraziare per quel gesto semplice, amichevole e pieno di complicità, approfitto ora per dirgli “grazie!” … ma anche che allora, come adesso, non fumavo! Nella mia vita solo qualche sigaretta, per tenermi sveglio quando ero di picchetto o nelle lunghe riunioni d’ufficio. Ma quella volta non mi sentii di dire “no grazie”, mi piacque a tal punto quel semplice gesto che desiderai ricambiare l’attimo di condivisione di una sigaretta. Grazie ancora Allievo del 52°!
di Giuseppe Cadeddu
Ricordate il viaggio: casa - caserma 5/6/7 ottobre 1968?
Ricordo il mio: giro dell'Italia in 40 ore.
Partii la mattina del 5 ottobre alle 9,00 dalla stazione FFSS di Cagliari (biglietto ferroviario offerto dal Ministero della difesa). Tratta: Cagliari/Chilivani/Golfo aranci in terza classe. Pensavo orgoglioso: sarò un ufficiale, magari poi riuscirò a farmi mandare al 1° reg. Granatieri di Sardegna.....sardo e Granatiere.
Nove ore di viaggio, di fumo dall'odore acre, di caldo boia e di panini portati da casa. Nessuna sosta decente per fare un pasto caldo.
A Golfo Aranci imbarco sul traghetto delle ferrovie dello stato....cabina esclusiva con 50/60 posti letto e bagni (cessi) in comune a portata di naso.
Partenza alle 19,00 e poi 12 ore di navigazione fino al porto di Civitavecchia dove ad attenderci troviamo un treno di quelli che forse ora si possono vedere in qualche museo delle FFSS.
Civitavecchia/Roma stazione centrale sempre con lo stesso biglietto omaggio.
Finalmente Roma.
Città eterna...per me di eterno c'era solo la fame e la sete.Stazione Termini, Roma, la capitale.
Immaginavo di avere il tempo per visitare il Colosseo, Trinità dei monti, piazza Esedra, il Cupolone, i Gianicolo, villa Borghese e chissà cos'altro.
Il tempo di un caffè ed è già pronta la tradotta......Roma/Sulmona/Pescara.
Il biglietto? Sempre lo stesso!
Dai finestrini verso l'orizzonte: montagne e paesini arroccati sulle cime......come presepi.Poco prima di Pescara, che non so come sia fatta, il Capo treno e i Controllori informano: per San Benedetto del Tronto si cambia.
Altro treno, ma il biglietto è sempre lo stesso.
Pranzo e cena?
Ogni tanto passava un omino che offriva panini gommosi alla mortadella e uova sode.....qualcosa ho mangiato, ma bere nulla.
Viene sera e viene anche un nuovo tragitto.
L'ultimo?
E no!
San Benedetto del Tronto/Ascoli Piceno.Altro treno, sempre terza classe e medesimo biglietto.
Finalmente Ascoli Piceno dove avrei trascorso i prossimi 5 mesi.
Notte fonda e freddo boia.
Ad attenderci un sergente, un caporale, un autiere e finalmente: un mezzo di trasporto "open", ma basta treni.
Erano le 22, 45 del 6 di ottobre.
Tutti su quel camion leggero.
Telone come da regolamento: alzato.
Attraversiamo Ascoli al buio e all’aria fredda mossa dall’andamento di quel mezzo militare.Finalmente la "SCUOLA".Alt al cancello, parlottio tra militari e quindi davanti al "palazzo" della 5^ compagnia.
Giunti in fureria, dopo i convenevoli di benvenuto, qualcuno ci informa che il maresciallo responsabile dei magazzini è già smontato e non possono fornici il necessario per la notte.Occorreva richiamarlo e attendere il suo ritorno.
Siamo alle ore 24,30 ed ormai è il 7 di ottobre.
E la cena.
Digiuno.
Per farla breve un sergente finalmente ci mise in mano una coperta, ci accompagnò davanti ad una branda a castello, ci diede la buona notte e qualcuno a questo punto urlò: "la pooortaaaaaaaa".
Questo urlo ci accompagnò per cinque mesi......ogni notte e spesso più volte a notte.
Così iniziò la mia Scuola Ufficiali di Complemento dell'Esercito Italiano.
"Vieni con noi imparerai un mestiere".
di Marcello Calvaresi
Il mio viaggio verso la “Clementi” fu molto breve e senza particolari disagi...... La caserma, un po fuori mano rispetto al piccolo centro cittadino, la conoscevo già fin da bambino.Da tempo avevo coltivato l'idea di anticipare l'esperienza del servizio militare; con mio padre all'epoca impiegato civile del Distretto militare, ..... mio cugino, di molti anni più grande di me, ufficiale proveniente dall'Accademia di Modena divenuto poi Generale di alto grado ....... non poteva essere diversamente!Inoltre.... l'uniforme, le cerimonie e le parate militari alle quali avevo assistito, le armi, il tricolore... esercitavano in me forti emozioni ed un desiderio di far parte di quel mondo.Dopo la non ammissione al concorso per allievi sottufficiali piloti dell'Aeronautica Militare, tentai la via della Scuola Allievi Ufficiali di Complemento.Avevo superato da poco il mio 19mo compleanno quando il giorno 4 Ottobre dell'anno 1968 feci ingresso alla Scuola A.U.C. per l'assegnazione al 53mo Corso nella 5a Compagnia “Assaltatori”.Il 4 Ottobre si presentava come una di quelle splendide giornate di cui si può godere nei mesi autunnali, con il cielo terso e limpido, l'aria un pochino rigida ma gradevole.Una di quelle giornate in cui ti senti bene, pieno di entusiasmo ed energia e con una gran voglia di vivere (forse era solo il fatto che avevo meno di vent'anni....) Provavo una strana emozione;........ prima di varcare la soglia mi guardai intorno fotografando tutto con lo sguardo..... quei particolari li avrei ricordati per tutta la vita.....La cima del monte Vettore, già imbiancata dalla prima neve, si stagliava sullo sfondo di un blu intenso e le colline più vicine mostravano già la variopinta “tavolozza autunnale”.Quante volte ero passato nei pressi della Clementi, vanto della nostra Città......!! Mai come in quel momento mi parve così diversa ,.... ne percepivo la vita all'interno, mi arrivavano persino gli odori, gli stessi che.... da piccolo sentivo nelle rare occasioni in cui mio padre mi portava con se al Distretto Militare e attraversavo il piazzale dove c'erano gli alloggi e le cucine dei militari in servizio.Cercavo,.... nel varcare la soglia, di cogliere ogni anticipazione di quello che sarebbe stato il mio imminente futuro.... la guardia in garitta annunciava ogni ingresso battendo vigorosamente la pedana in legno nell'assumere la posizione di saluto..... imparai poi che questa era diversa in funzione del grado di chi accedeva alla caserma.Prima di varcare la sbarra dell'androne notai lo strano sorriso sulle labbra del militare , lo stesso che avevano gli altri allievi che si aggiravano nei pressi del posto di guardia..... Solo dopo qualche giorno riuscii ad interpretare il perché di quegli strani sorrisi...!In pochi eravamo arrivati il giorno 4 Ottobre;...... non ricordo quanti... ma certamente eravamo pochi,..... ricordo solo lo stupore che destava il fatto che frequentassi il corso nella mia stessa città!Poi.... il tempo scandito dagli squilli di tromba, il rancio, la libera uscita (non certo per noi).... la ritirata, e infine il silenzio..... ed il primo pernottamento in branda all'Hotel Clementi!!L'indomani mi sarei svegliato da Allievo Ufficiale di Complemento.......!!!!Era questo uno dei momenti più significativi e importanti che scandivano il passaggio e la crescita verso una vita da persona più matura!Sulla consegna della dotazione, sulla sveglia mattutina, sui servizi igienici comuni, sul “Cubo perfetto”, sulle docce, sull'ispezione per la libera uscita (con esito sempre incerto nel mio caso), sull'ordine e le pulizie maniacali delle camerate, sui cambi continui della tenuta in funzione dell'attività ecc. ecc. si potrebbero aprire temi separati!Un caloroso abbraccio
di Gigi Viale
ci capitammo io e Bruno Citi(Livorno), con Borda Bossana,Stefano Crocco(Milano),Tagliaferri(Potenza), Gesuino Isoni(Nuoro),Giontella e tutti gli altri.. in fondo al corridoio..ultima camerata..a fianco la porta dei cessi che la notte nessuno chiudeva mai da ..cristiano..andandosene dopo aver fatto i bisogni..o sbattendola alla faccia nostra che dormivamo lì ..respirando quella maledetta puzza..
Poi finalmente gli ultimi due mesi cominciarono i lavori di ristrutturazione dei cessi ed allora la porta maledetta venne sprangata e chiusa del tutto..ci toccava andare ai cessi dell'altra compagnia...ma meglio così..si cominciò finalmente a stare in pace..a dormire la notte...i colleghi,anche delle altre compagnie, ci venivano a trovare la sera...in quell'ultima camerata che diventò un luogo tranquillo..un punto d'incontro per scambiare quattro chiacchiere tra di noi prima di andare a dormire..lì familiarizzammo tra noi come non si poteva fare nella giornata che ci vedeva sempre in movimento..chi l'avrebbe mai detto che una ristrutturazione di.. cessi.. avrebbe talmente modificato la qualità della vita!Alla faccia di quello str.. di Di Ubaldo che per questo si rodeva il c..trovando sempre quiete e tranquilità..lui che tranquillo non era ..dentro..
Una sera venne Marolda..ne fumo tutti felici..lo stimavamo..era il nostro vero Capo.
E mò basta..buonanotte a tutti!
di Giancarlo Balzarini
Ricordiamoci della terminologia usata sotto la "naja"!
Al tempo!: espressione di uso frequente nel linguaggio di ufficiali e sottufficiali: equivale a "un momento…", "facciamo un passo indietro…". Utilizzata in addestramento per vanificare un ordine incongruo o errato.
Anfibi: scarponi alti con suola vibram. Particolarità: devono brillare di luce propria con vari artifici ma soprattutto con “olio di gomito”, introvabile nei negozi vicino la caserma........
Fanno parte della dotazione di inizio naja e devono resistere fino alla fine della stessa a qualunque costo.
A...ttì: contrazione del comando "attenti". In uso tra i sottoufficiali addestratori.
Contrappello: momento in cui finiva la giornata e al quale non si poteva mancare se non per giustificato motivo.
Cazziatone: rimprovero esemplare, spesso particolarmente urlato, con onde sonore che pettinano il malcapitato.
Cazzuto: Ottimo esempio dell’atteggiamento militare tipo.
Consegna: punizione inflitta per le motivazioni più svariate, consistente nel soggiorno forzato all’interno della caserma. Il numero dei giorni è proporzionale alla gravità del misfatto!
Contrappello: è l’ultimo controllo della giornata eseguito dall’Ufficiale di Servizio, prima del silenzio
Cordiale: classico liquore in bustina; “antigelo” particolarmente apprezzato durante i turni di guardia.
Corvè: il temutissimo e terrificante servizio in cucina a lavare i pentoloni. Vi si finiva per punizione e se ne emergeva duramente prostrati nel corpo e nello spirito.
Cubo: geometria militare applicata a materasso, lenzuola, coperte etc. Dopo la sveglia, tutto deve assumere questa forma, perfettamente squadrata, pena punizioni .
Diagonale: uniforme per Ufficiali e Sottufficiali. Si definisce tale l’uniforme "Ordinaria invernale". Il termine "diagonale" è il suo nomignolo derivato dal tipo di tessuto di una volta che aveva, appunto, la trama tessuta in diagonale.
Dentifricio: è quello che viene cosparso sulla testa, sul cuscino e sulle lenzuola delle reclute che dormono (anche sul viso, in caso di sonno pesante). Utile anche per lucidare alcune parti del cinturone e di oggetti metallici in genere.
Gavettone: Scherzo praticato principalmente dai nonni, consistente nel bagnare il malcapitato, anche in piena notte.
Guardia: il servizio più pesante e temuto. Ventiquattr'ore in assetto da guerra senza potersi togliere neanche gli anfibi. Notti di freddo pungente combattuto con il "cordiale" e lotta impari col sonno incombente. Nel turno di guardia si alternano periodi della durata di due ore in cui si "monta" e periodi di relativo riposo nel "corpo di guardia", in attesa di rimontare.
Imboscarsi: riuscire a sottrarsi ai servizi o all'addestramento tramite favori o pretesti. Anche chi svolge il servizio militare adibito a mansioni di ufficio o amministrative, al riparo da marce, guardie e campi.
Licenza: oscuro oggetto del desiderio
Marcare visita: espediente per evitare le seccature della vita militare, con scarse possibilità di successo.
Mutanda tattica: sorta di boxer in tela "cartonata" che sbianca dopo 50/60 lavaggi,
rinforzata nel posteriore, di dimensioni "obese" e facente parte della dotazione di abbigliamento basico. Obbligatorio il suo utilizzo e averla sempre nello zainetto tattico. Di norma si inseriva, anche se non usata, nella biancheria sporca così da dimostrare di averla indossata. A fine naja risultava di un candore ed una morbidezza eccezionali.
Naja: il servizio militare
Nebbia: di militare alle prime armi. Solitamente così venivano "appellati" i commilitoni di corsi o di contingenti successivi al proprio. (altrimenti: spine, rane, rospi)
Ordinaria: la licenza ex lege, che nessuno ti poteva impedire o limitare. Una autentica oasi nel deserto della naja.
P.A.O.: Picchetto Armato Ordinario, al comando di un ufficiale. Servizio per la difesa della caserma. Tra i pochi vantaggi quello di non fare la fila a mensa.
Percorso di guerra: area addestrativa ove vengono riprodotti ostacoli comunemente incontrati in combattimento. Vanno superati con l’equipaggiamento al completo. Condizione che può portare alla “detonazione” dei meno allenati.
Piantone: Militare addetto alla pulizia di bagni e camerate. Pur non essendo un servizio esaltante consente un discreto imboscamento.
Pompare: ovvero fare flessioni (in numero adeguato alla gravità del fatto) su "invito" di un ufficiale o di un nonno, quando si è commessa qualche mancanza.
Presentazione: ovvero grado, nome, cognome, numero del corso AUC, gruppo, compagnia gridati a squarciagola (spesso a decine di metri di distanza) dalla recluta all'ufficiale addestratore che intima imperiosamente: "Si presenti!". Il tutto si conclude, da parte della recluta, con un vigoroso: "Comandi!".
Primo Decimo: nei corsi A.U.C. il gruppo di allievi che avendo ottenuto il punteggio maggiore nella graduatoria finale del corso possono scegliersi la destinazione (solitamente il più vicino possibile a casa…).
Ri..pò: contrazione del comando "riposo" urlato dai Sottoufficiali addestratori.
Sbrandamento: azione energica atta ad interrompere il meritato riposo, da parte di compagni di camerata o, soprattutto, azione ludico-punitiva eseguita dai nonni.
Scoppiato: chi non ce la fa più e lo dice in continuazione a tutti. Chi dà di testa esasperato dalla vita militare o si comporta in modo strambo, ricevendo peraltro solidarietà e comprensione da parte dei commilitoni più tenaci.
Silenzio: momento che segnava la fine della giornata. Il più gradito per chi era stato di servizio, il peggiore per imboscati e/o nulla facenti. Come era gradito quel "giaciglio" alla fine del servizio.
Spina: o “burba": praticamente è l’appellativo di chi ha appena iniziato la vita militare
Stagnino: appellativo riferito ai colleghi di corso della 6^ compagnia.
Stecca: quella individuale è di legno in cui il militare incide i giorni passati sotto la naja, per avere sott'occhio quelli che mancano all' "alba". Avercela lunga vuol dire essere prossimi al congedo. Quella ufficiale è un'asta conservata presso il Comando con sopra attaccate le targhette ricordo con il numero e il motto dei vari corsi. Viene utilizzata nelle cerimonie ufficiali.
Stia punito!: Frase urlata dai superiori, conseguente a qualche cappellata più o meno grave, di solito involontaria.
Sveglia: il momento più brutto che segnava l'inizio della "corsa" giornaliera .
La definizione di sveglia è insita nella canzoncina: "La sveglia alla mattina è rompimento di coglion, il primo che si alza è il più fesso del battaglion."
Tattico: aggettivo che nei manuali d'istruzione o nelle lezioni di addestramento veniva utilizzato per qualificare le dotazioni dei soldati e in genere tutto ciò che era "militare" (lo zainetto, il telo, il taglio dei capelli…). Un vero tormentone!
Tabella puniti: non è molto onorevole comparirvi … diciamo che è una limitazione forzata alla libera uscita! I …. forzati in essa riportati, sono a completa disposizione dell’Ufficiale di Picchetto che, a sua discrezione, li utilizzerà per i lavori più infami!
Tuta da combattimento: Meglio conosciuta come "mimetica". La seconda pelle per tutto il servizio militare. Non è certo famosa per la sua robustezza, con tutte le prese d’aria che si riescono facilmente ad aprire.
Ufficiale di Picchetto: Il “custode” della caserma, riconoscibile da una fascia azzurra. Rappresenta l’ultimo ostacolo da superare per la libera uscita.
Vampiro: omino alla "Zii' Michele" che dalla rete di confine della Scuola, al grido di battaglia "Allieve panine", offriva agli affamati dei panini dietro esoso compenso monetario.
Zainetto tattico: piccolo zaino con l’occorrente per un pronto impiego, di solito posto ai piedi del letto, insieme all’elmetto.